La geopolitica del vaccino

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Di chi è il vaccino? E da chi dipende?

La nostra è un’Europa delle Banche e non della sanità pubblica? Questo è il motivo secondo molti per cui il piano vaccini non si sta svolgendo regolarmente. Quel che è certo è che allo stato attuale la produzione dei vaccini stessi dipende esclusivamente da chi possiede il brevetto. Per quest’ultimo motivo in Italia c’è un produzione “limitata” dei vaccini che consequenzialmente diventano per poche categorie e non per tutti; ma se si continuerà su questa strada non si potrebbe mai arrivare all’immunità di gregge tanto desiderata.


Il vaccino sarebbe un bene comune, un bene per tutti…tanto che possiamo vedere anche un altro aspetto del “per tutti”, ovvero quello che, una volta somministrato alla stramaggioranza della popolazione mondiale, permettendo l’immunità di gregge, ci farà uscire dalla pandemia.

Però sull’aspetto pratico del “vaccino bene comune”, l’Europa deve fare i conti con l’assenza di una propria industria farmaceutica e una sanità pubblica problematica. Questo costringe l’Ue ad importare i vaccini delle multinazionali biotech grazie ai rapporti consolidati con l’identità di Europa delle banche e non come Europa della salute (con un’industria farmaceutica propria). 

Il covid ha reso ben visibile il fatto che un qualsiasi paese può affrontare emergenze di questo calibro solo e soltanto se ha innanzitutto un sistema sanitario pubblico e funzionante.

Possiamo prendere ad esempio la Repubblica Cubana che, anche non essendo uno dei paesi più ricchi sul panorama globale ma avente una sanità pubblica ed efficace, ha saputo fronteggiare il covid creando uno dei primi vaccini totalmente funzionante senza gravi effetti e somministrabile anche ai bambini.

Tornando all’occidente del mondo a volte si ha la sensazione che i poteri forti non pensino che per uscire fuori dalla pandemia sia necessario somministrare il vaccino a tutti, neutralizzando tra l’altro il rischio delle varianti, ad oggi sempre più numerose.

Stando al blocco imposto da Mario Draghi sull’export di 250mila dosi di vaccino AstraZenaca prodotto in uno stabilimento di Anagni destinate all’Austria, un dubbio sorge. Inoltre tutto questo è avvenuto con l’approvazione di Bruxelles e il plauso personale di Ursula von Der Leyen. Queste dosi sono state prontamente redistribuite fra i Paesi Ue: siamo davvero arrivati al “prima gli europei”?
Guardando la storia dei fatti, non è mai stato così, anzi, nei mesi precedenti siamo stati noi italiani ad applaudire Bruxelles per aver aderito al progetto Covax mettendo 500 milioni di euro per finanziarlo.

Il Covax è un piano istituito nella primavera 2020 da Oms, Cepi e Gavi, in collaborazione con Unicef che dovrebbe garantire un accesso ai vaccini Covid-19 anche ai paesi di medio e basso reddito, ovvero 2/3 della popolazione mondiale.

Il vero fallimento, almeno fino ad ora, di questo piano europeo è che ad oggi su 7,8 mld di dosi vaccinali previste, ne sono state assicurate 2,4 mld. Il resto è già destinato ai Paesi ricchi.
Fra l’altro gli Usa, pilotati da Biden, hanno annunciato che i vaccini prodotti nel continente americano non usciranno dai loro confini, o almeno fino a che non saranno immunizzati tutti i nordamericani.

Quindi l’idea del vaccino comune che fine ha fatto?

Possiamo vedere che soltanto la città di Avana ha in mente questa uguaglianza delle persone davanti a un pericolo più grande di noi, infatti, la capitale cubana ha deciso di vendere ad un prezzo molto basso e quasi simbolico il suo vaccino a tutti i Paesi sotto embargo americano, nonostante quello cubano sia un  vaccino ancora in fase sperimentale. Inoltre gli incassi ottenuti saranno reinvestiti solo e soltanto nella sanità pubblica del paese.

Invece l’Europa, a causa degli accordi privati fra Stati e aziende private farmaceutiche rischia, come già detto, di far arrivare all’immunità di gregge solo i Paesi ricchi lasciando nelle grinfie del virus i paesi più poveri come l’Africa dove non si può escludere una nuova mutazione delle varianti stesse.

Per questo motivo sia il Sud Africa che l’India hanno chiesto all’organizzazione mondiale del commercio di valutare la sospensione dei brevetti sui vaccini che impediscono ai due paesi di produrre su scala mondiale le dosi anti-covid. L’approvazione dell’istanza consentirebbe di produrre molti più vaccini e soprattutto senza far arricchire il capitale degli stati che per primi li hanno formulati.

Questa liberalizzazione potrebbe anche limitare la corsa all’accaparramento dei vaccini stessi come ha fatto l’Inghilterra pagando per ogni fiala quasi il doppio compenso economico rispetto agli accordi che AstraZeneca aveva con altri Paesi Ue.

In questo modo si tende a mettere in primo piano l’economia globale tralasciando quelli che sono i cittadini del mondo; l’economia può essere fiorente solo se le persone ci sono e quindi sarebbe meglio aiutare prima le persone a superare e a sconfiggere il virus che salvaguardare per prima l’economia. La logica del profitto non può prevalere sul diritto alla salute di qualsiasi persona.

 

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