Dall’ondeggiante oceano

Dall’ondeggiante oceano, la folla,
venne teneramente a me una goccia,
mormorando Io ti amo, tra non molto morirò
ho fatto un lungo viaggio solo per guardarti, toccarti,
perché non potevo morire sinché non ti avessi guardato,
perché temevo di poterti poi perdere.
Ora ci siamo incontrati, ci siamo guardati,
siamo salvi, ritorna in pace all’oceano mio amore,
anch’io sono parte di quell’oceano amore,
non siamo così separati,
considera il grande globo, la coesione di tutto, quanto è perfetta!
Ma per me, per te, il mare irresistibile deve separarci,
e se per un’ ora ci tiene lontani, non può tenerci lontani
per sempre;
non essere impaziente — un istante — sappi che io saluto l’aria,
l’oceano e la terra,
ogni giorno al tramonto per amor tuo,
amore.

Voce del sogno americano, l’uomo che voleva essere tutti gli uomini, Walt Whitman ( 31 maggio 1819- 26 marzo 1892) ci regala questo componimento colmo di un straordinaria emotività erotica che fonde amore e il mondo a noi circostante ( poesia trattata da “Foglie d’erba -link per acquistare il libro https://amzn.eu/d/f4gHBnV)

Il componimento inizia con una metafora quasi grottesca della società attuale. Una massa, la folla. Che però, delicatamente affluisce e l’oceano di cui parla sembra che vada a creare una cruda separazione che agisce come una metafora delle sfide del quotidiano e delle distanze che possono sorgere nelle relazioni umane. Nonostante la separazione ventura, l’autore ammette l’impossibilità di una vera e propria separazione, perché anch’esso è parte di quell’oceano; parte di lui sarà sempre viva. Non è triste al pensiero di non stare più con la persona amata, ma soffre maggiormente al pensiero che potrebbe capire di non poter più vedere e toccare l’amore. L’io narrante si fonde insieme al globo, e diventa terra, assicurandosi di essere per sempre il punto cardinale della persona amata. 

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