Don Bosco: un prete scrittore
“Se don Bosco non fosse stato uno scrittore e un editore, la sua opera educativa avrebbe avuto un andamento diverso da quello che in effetti ebbe”. È con questa citazione di Pietro Stella, storico noto per i suoi studi sui Salesiani, che voglio iniziare a parlarvi, in occasione dell’avvicinarsi della festa di don Bosco, di un aspetto poco conosciuto di uno dei santi più famosi del XIX secolo: la sua attività come scrittore. Infatti, nella sua vita, don Bosco scrisse non uno, ma ben 219 volumetti tra i quali vi sono non solo opere d’istruzione religiosa e scolastiche, ma anche teatrali, storiche (tra le quali 18 edizioni della storia d’Italia), biografiche e addirittura un almanacco, chiamato Il Galantuomo, pubblicato ogni anno a partire dal 1854: quest’ultimo conteneva ricettari, previsioni per l’anno a venire, massime di saggezza nonché calendari di feste e fiere.
I motivi che portarono don Bosco a scrivere furono molteplici, in gran parte legati alle necessità del tempo, dato che il periodo in cui visse (1815-1888) fu caratterizzato da profondi cambiamenti per il nostro Paese: lo sviluppo tecnologico della tipografia, nonché la nascita dell’industria editoriale vera e propria, permise di abbassare i costi dei libri e concesse quindi ai ceti popolari di avere accesso all’istruzione, con la quale i giovani speravano di migliorare le loro condizioni economiche e professionali, ma allo stesso tempo causò, nonostante la presenza di una severa censura, la diffusione della mala stampa e delle idee illuministe che, pur determinando un maggiore sviluppo delle scienze e della tecnica, provocarono un certo decadimento della fede.
La necessità di libri adatti alle persone semplici e di un ritorno ai valori cristiani dopo gli eventi rivoluzionari e napoleonici portarono quindi don Bosco alla redazione delle sue prime pubblicazioni: dopo il successo della sua prima opera, ovvero Cenni biografici sulla vita di Luigi Comollo nel 1844, il futuro Santo non diede quindi tregua alla sua attività letteraria, grazie anche ai numerosi incoraggiamenti che ricevette alla collaborazione di dotti e semplici, tanto che a Valdocco fondò addirittura una sua tipografia, chiamata Scuola Grafica Salesiana, la quale purtroppo è fallita nel corso di questo mese dopo un secolo e mezzo di attività.
Lo scopo delle sue opere era quello di educare e di diffondere una nuova spiritualità per i ceti emergenti, ma anche quello di sottolineare l’importanza della Chiesa Cattolica come unica fonte di salvezza, sebbene non tendesse mai a tentare di confutare gli anticattolici.
La sua attività letteraria non fu priva di conseguenze, come specificato nella citazione all’inizio dell’articolo: i suoi testi costituiscono un’ottima fonte bibliografica e ci permette inoltre di comprendere molti dettagli sul sistema educativo di don Bosco, ma permisero inoltre a livello mondiale la diffusione di questo suo sistema di insegnamento, basato sul cosiddetto Sistema preventivo.
Ciò che mi ha colpito maggiormente, mentre scrivevo quest’articolo, è quanto questa vicenda, nonostante sia accaduta un secolo e mezzo fa, sia più attuale di quanto sembri: in un periodo dove vi era una decadenza della religione a favore della scienza e della tecnica, don Bosco è riuscito, tramite il mezzo più innovativo e in voga a quei tempi, ovvero la stampa, a rendere di nuovo attuale il cristianesimo e il concetto di carità cristiana. Oggi, con la nascita di nuovi e innovativi sistemi di comunicazione, i giovani stanno sottovalutando l’importanza di essi per diffondere le proprie idee, ma allo stesso tempo coloro che li sfruttano non si rendono conto di quanto essi possano essere determinanti per compiere balzi in avanti verso un futuro migliore. Quell’umile prete di Valdocco sapeva di vivere in un periodo di crisi dove cambiare le cose era difficile, eppure anche grazie a lui ciò è successo, e anche lo scrivere gli è stato determinante per il raggiungimento di quest’obiettivo: dobbiamo smetterla quindi di pensare che tutto è perduto, e usare ciò che è a nostra disposizione per sensibilizzare la gente all’importanza dei temi che noi riteniamo più importanti per il corretto sviluppo della società.