Edith Bruck: “Per me la memoria è vita”
Edith Bruck è tra le pochissime persone sopravvissute alla Shoah ancora in vita.
Oggi ha 91 anni, ed è una scrittrice, poetessa, traduttrice e regista di origine ungherese, ma naturalizzata italiana.
Edith Bruck nacque nel 1931, in Ungheria, in una povera e numerosa famiglia ebrea. E infatti, nel 1944, a soli tredici anni, fu deportata nel campo di concentramento di Auschwitz. Sopravvisse alla deportazione insieme alla sorella, trascorse diversi anni di pellegrinaggio tra l’Ungheria, la Cecoslovacchia e l’Israele, e infine si stabilì definitivamente in Italia.
La scrittrice ha trascorso gran parte della sua vita a raccontare la terribile esperienza vissuta attraverso le sue poesie e i suoi romanzi, e a portare la propria testimonianza presso scuole e università, con un unico obiettivo: quello di mantenere viva la memoria.
“Io credo che resti qualcosa, che la nostra testimonianza, i nostri libri, i nostri versi, il nostro gridare, i nostri pianti non siano stati inutili. Infatti, Sarebbe molto grave per il mondo se fosse stato vano tutto quello che abbiamo detto e scritto, tutto quello che è successo, se sarà dimenticato. Io spero che resti qualcosa”. Sono queste le parole della scrittrice, in un’intervista di Sky Tg24.
LA POESIA
Perché sarei sopravvissuta
se non per testimoniare
con la mia vita
con ogni mio gesto
con ogni mia parola
con ogni mio sguardo.
E quando avrà termine
questa missione?
Sono stanca della mia
presenza accusatrice,
il passato è un’arma
a doppio taglio
e mi sto dissanguando.
Quando verrà la mia ora
lascerò in eredità
forse un eco all’uomo
che dimentica e continua e ricomincia
Nei suoi versi Edith Bruck ricorda l’unico motivo per cui valga la pena di continuare a vivere una vita tormentata da una così terribile esperienza: si tratta della memoria e della testimonianza, di ciò che è successo a lei e a milioni di uomini, donne, bambini, anziani, che hanno affrontato l’esperienza dei campi di lavoro e di sterminio nazifascisti.