Inflazione e aumento dei prezzi, problema per famiglie e pensionati
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Negli ultimi mesi si è verificato un fenomeno al quale non eravamo più abituati e cioè la difficoltà nel reperire le materie prime e il repentino aumento del gas e del petrolio. Tutto ciò ha portato all’incremento dell’inflazione e aumento dei prezzi.
Dati così alti non si vedevano dal 2012, dovuti prevalentemente all’innalzamento dei prezzi dell’energia. Nello specifico i prezzi dell’energia sono cresciuti del 20,2% a ottobre e del 24,9% a settembre. Come conseguenza accelerano anche i prezzi dei beni alimentari e quelli per la cura della persona e della casa. Questi aumenti sono solo in parte dovuti alla ripresa dei consumi post-pandemia in quanto contribuiscono anche la difficoltà nello stoccaggio e la distribuzione delle merci. Un altro fattore che si manifesta sempre di più è la difficoltà nel mondo del lavoro di reperire personale specializzato.
La spesa costa molto più dell’epoca pre-Covid e le previsioni per il nuovo 2022 non sono delle migliori. Il problema è presente anche in tutto ciò in cui è fondamentale la componente tecnologica (come computer, autoveicoli, telefoni, tv…) per mancanza dei microprocessori. Sono numeri preoccupanti che incidono per una cifra intorno a €900 a famiglia e si ipotizza una perdita dei consumi nei prossimi due anni pari a 9,5 miliardi. Tutto questo crea preoccupazione anche riguardo il prossimo shopping natalizio. Da gennaio ad oggi si è calcolato un aumento dei prezzi delle materie prime industriali pari al 43% , in particolare + 55% per il petrolio e +166 % per il gas naturale.
Qualcosa di eccezionale che avrà un impatto negativo soprattutto sulle categorie deboli, proletariato e pensionati (in particolare coloro che hanno un trattamento di pensione sociale). Infatti l’ISTAT stima che per queste ultime l’inflazione incide in modo più consistente e già oggi è pari al 4% (su una media ISTAT del 3%). Pertanto l’inflazione su tali categorie, riducendo il loro potere d’acquisto, le spinge verso quella fascia di popolazione che viene considerata in povertà.
Per evitare che la povertà in Italia si diffonda ancora di più, lo Stato deve aumentare i redditi più bassi e le pensioni all’indice di inflazione (cosiddetta “scala mobile”). Occorre inoltre utilizzare presto e bene le risorse del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il programma di investimenti per accedere alle risorse europee del Next Generation EU) per ridurre finalmente la pressione fiscale sulle famiglie e imprese, a partire dal costo sul lavoro.
Solo così si possono rilanciare gli investimenti e l’occupazione e rafforzare il potere di acquisto dei cittadini.