La lettura: compagna di vita
Fin dai tempi più antichi, in cui venne scoperta e ampiamente utilizzata la scrittura e connessa ad essa si sviluppò la capacità di leggere, l’uomo è sempre stato attratto dai documenti scritti. Ma fu con l’invenzione della stampa e una circolazione sempre più elevata di libri, che l’uomo entrò in profondo contatto con la lettura.
Leggere è sempre stato, per la maggior parte degli uomini, un piacere, ma anche un approfondimento non indifferente della cultura personale. Soprattutto a partire dall’Umanesimo si svilupparono le ricerche filologiche che portarono alla luce documenti sconosciuti del passato; attraverso i testi classici i filologi facevano proprio il concetto di humanitas e attraverso questo cercavano le risposte alle domande esistenziali.
E’ indubbio che anche ai nostri giorni, più che in ogni altra epoca, la lettura è considerata un piacere e un passatempo. Ma, a differenza del passato, leggere è poco apprezzato, probabilmente perché si pensa che “il tempo per leggere è sempre un tempo rubato al dovere di vivere” almeno così ci ricorda Pennac in “Come un romanzo”, in realtà bisognerebbe riscoprire questo interesse che è stato sempre caratteristico dell’uomo.
Sin dal passato lo stesso Cicerone affermava che gli studi delle lettere e quindi la stessa lettura sono di stimolo ai giovani, costituiscono un godimento per i vecchi e ci accompagnano nella nostra vita, non sono quindi, uno spreco di tempo, anzi, attraverso essi si dilata il tempo per vivere, anche perché ci forniscono insegnamenti fondamentali che aiutano la nostra esistenza.
Leggere, oltre che un’arte, spesso è anche un rito, radicato da sempre nella famiglia e nella cultura, è intimità poiché attraverso il libri ci estraniamo dal mondo circostante ed entriamo in un mondo che è completamente nostro. La lettura non ha nulla a che fare con il tempo sociale, è un modo di essere che accompagna l’uomo fin dagli albori della sua cultura e a buon diritto può essere considerata l’occupazione più nobile e degna dell’animo.