Siamo ciò che mangiamo
Si tratta di un’emergenza vera e propria: miliardi di persone non sembrano in grado di seguire un’alimentazione adeguata, sovrappeso e obesità ne sono le conseguenze più evidenti. È noto come non solo la carenza ma anche e soprattutto l’eccesso di cibo risultino dannosi per l’organismo. Si tende, ingenuamente, a valutare la gravità della malnutrizione solamente in base all’apporto calorico giornaliero, quando in realtà l’insufficienza nell’assunzione di minerali e vitamine ne è la causa prima. Proprio per questo il problema è esteso a livello globale: da un lato nei paesi in via di sviluppo il cibo manca, dall’altro nei paesi economicamente sviluppati, se ne fa cattivo uso.
Si può dire che non esista un prototipo di dieta. Per evitare una nutrizione non adeguata è necessario variare gli alimenti, non escludendo le proprie abitudini e preferenze ma equilibrandole. La varietà della dieta è fondamentale, specialmente se si considera che la quantità di alcuni composti necessaria all’organismo non è ancora stata determinata; è bene dunque assicurarsi l’assunzione di questi ultimi imparando a variare le proprie scelte alimentari.
Cosa porta a seguire un alimentazione sbagliata? Innanzitutto il luogo in cui si vive; ad esempio nelle aree economicamente sviluppate c’è un’offerta di cibo eccessiva ed è automatico alimentarsi di più. I prodotti più diffusi sul mercato sono inoltre per la maggior parte industriali, non freschi e troppo ricchi di grassi, sale, zuccheri e conservanti necessari a renderli appetitosi. Proprio per il loro sapore gradevole, questo tipo di alimenti tende ad essere assunto come dipendenza.
La genuinità di prodotti freschi e naturali non è quasi più presa in considerazione. Vegetali freschi e verdura dovrebbero essere assunti giornalmente e in grande quantità. Essi sono infatti la base essenziale di un alimentazione che possa garantire benessere; non a caso la cosiddetta ‘dieta mediterranea’ (una delle più stimate e diffuse tra i paesi del bacino del Mar Mediterraneo) ne promuove largo consumo. Il problema sta nel fatto che è sicuramente più costoso l’acquisto di prodotti freschi, se paragonato a quello di alimenti industriali, offerti a prezzi competitivi. Perciò gli strati meno acculturati e più poveri si accontentano di alimenti a basso costo, ma ipercalorici o con valori nutrizionali tutt’altro che salutari.
L’industria produce ciò che il consumatore richiede, quindi bisogna sensibilizzare all’educazione alimentare, facendo capire a chi acquista gli alimenti cosa è meglio per la sua salute, in questo modo aumentando la richiesta di prodotti di qualità, si otterrà un consecutivo aumento della loro offerta sul mercato.
Bisogna sostanzialmente indirizzare i bambini fin da piccoli al consumo di alimenti freschi e abituarli a sapori “leggeri”, così che le preferenze gustative incentivino la produzione di prodotti genuini. L’Expo di Milano ha proprio questo come obiettivo: educare e promuovere il privilegio di una buona alimentazione. Ruota tutto attorno alla responsabilità individuale, che consiste nell’informarsi e nell’avere rispetto della propria salute mangiando sano. È fondamentale che il singolo venga aiutato da politiche di salute pubblica, che possano fornirgli le giuste conoscenze, affinché egli sappia come nutrirsi in modo pertinente.