Una lingua che non muta è una lingua morta


Come tutti sappiamo, una lingua che non muta è una lingua morta, che nessuno utilizza più. E poiché l’italiano è a tutti gli effetti una lingua viva, è inevitabile che la sua forma muti con il passare del tempo.

L’italiano dei secoli scorsi è completamente diverso da quello di oggi.

Basti pensare alla difficoltà che la maggior parte di noi giovani riporta nel leggere testi, non di centinaia di anni, ma anche di poche decine di anni fa. Nonostante ciò, negli ultimi anni, in molti credono che sia in corso una vera e propria distruzione della lingua italiana. Certamente negli ultimi anni la lingua italiana ha accolto una varietà di parole nuove, provenienti dall’inglese e da altri idiomi stranieri.

L’utilizzo sempre crescenti del web e dei social network ha reso il nostro linguaggio e le nostre abitudini sempre più globalizzati e al giorno d’oggi utilizziamo con disinvoltura moltissimi termini stranieri, nello scritto e nel parlato.

Ma se ci riflettiamo bene, è un fenomeno che avviene da sempre. Infatti, molte parole che utilizziamo da decenni hanno origine straniera.

Questo avviene perché in alcuni casi l’italiano è privo di alcuni termini tecnici specifici. Quindi, risolve questa carenza impiegando parole straniere o in altri casi, la parola straniera va semplicemente a sostituire quella italiana.Basti pensare a parole come computer, che in italiano dovremmo chiamare calcolatore o al garage, che dovremmo chiamare autorimessa.Il fine settimana diventa weekend, il telefono cellulare smartphone, il trucco make-up, il negozio di lusso è la boutique e così via.

Specialmente in questi ultimi anni sono nate molte parole nuove che si riferiscono alle nuove tecnologie. 

Poiché appartengono a un settore completamente nuovo, di solito si preferisce utilizzare il termine originale in lingua straniera piuttosto che tentare azzardate traduzioni in italiano. È per questo motivo che non chiamiamo lo smart working lavoro agile o perché il Green pass, che si utilizzava durante la pandemia, non si chiamava lascia passare verde.

Un’altra questione è quella del linguaggio utilizzato sui social.


I social network sono degli strumenti completamente nuovi e i maggiori fruitori di questi servizi sono bambini e ragazzi. Sia il linguaggio tecnico dei social (i followers di Instagram, reel, di TikTok) sia il linguaggio utilizzato su di essi è ricchissimo di anglicismi. È, perciò, scontato che siano i giovani a parlare questa versione nuova della lingua italiana anche nella vita di tutti i giorni. Come abbiamo detto, in molti casi è inevitabile usare parole straniere, perché in italiano semplicemente non esistono.

Un fenomeno diverso è quello dei neologismi, parole straniere dell’ambito dei social o videogiochi grossolanamente adattati alla lingua italiana.

E così si posta una foto su Instagram, si unfollowa una persona che ci sta antipatica, si killa un avversario su Fortnite.Questi termini certamente possono contribuire ad ampliare la nostra lingua e renderla più smart e veloce. Occorre, però, ricordare che la lingua italiana è già molto ricca e che spesso conviene usare parole che già esistono in italiano, piuttosto che distruggere in un solo colpo la sintassi e la grammatica di ben due lingue.

Perciò, accogliamo le nuove parole che stanno entrando nella nostra lingua, perché ci arricchiscono e ci sono utili, ma cerchiamo sempre di ricordare e conservare la nostra meravigliosa lingua.

 

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