Viaggio di istruzione a Palermo. Tra Monreale e l’eredità di Don Puglisi

È con 260 scalini che è iniziata la terza giornata del viaggio di istruzione dei quarti anni tra la piccola Monreale e l’ispirazione di Don Pino Puglisi. Monreale è un piccolo paesino a soli 8 chilometri di distanza dal centro di Palermo, conosciuto in particolar modo per la longeva tradizione del mosaico.  I siti principali sono: la cattedrale di Santa Maria Nuova e il chiostro dei monaci benedettini, entrambi ispirati all’arte romanica. Tutta quanta la chiesa è del dodicesimo secolo (compresi i mosaici nelle tre navate), le colonne, invece, risalgono all’epoca romana e furono successivamente portate nella basilica. La cattedrale ha subito moltissime ristrutturazioni e revisioni, tanto che tutt’oggi parte di essa è ancora in restauro.

Il chiostro benedettino è situato nella zona adiacente alla grande cattedrale. I capitelli delle colonne, che circondano tutto il perimetro, sono decorati in modi differenti, atti a far riflettere i monaci durante le passeggiate. Persino le piante hanno un significato allegorico: l’ulivo come simbolo di pace, la palma di fede e infine il melograno di ricchezza e prosperità.

Dopo esserci immersi nella cultura bizantina, il nostro viaggio di istruzione prosegue a Palermo, ma questa volta sul lungomare. Qui, infatti, abbiamo avuto la possibilità di consumare il pranzo in uno dei numerosi ristoranti di pesce della zona. Successivamente il nostro mezzo poi ci ha guidato in uno dei quartieri più significativi di Palermo: Brancaccio. Il 15 settembre 1993 il quartiere divenne tristemente noto per l’uccisione del parroco Pino Puglisi, da anni impegnato alla riabilitazione del rione.

Nel 1990, il parroco Pino Puglisi, destinato alla chiesa di San Gaetano a Brancaccio, intraprese una strenua battaglia contro le famiglie legate all’organizzazione criminale di Cosa Nostra. Grazie al suo impegno, riuscì a salvare numerosi giovani del quartiere dall’abbraccio della mafia, impedendo loro di cadere nelle reti del crimine. Le continue denunce e i progetti avviati da padre Puglisi divennero un ostacolo per gli interessi dei mafiosi, che risposero con una serie di minacce. Tuttavia non riuscirono a piegare la determinazione e la fede dell’uomo, che nel gennaio del 1993 completò la realizzazione del Centro Padre Nostro di Brancaccio. Il 15 settembre 1993, nel giorno del suo 56º compleanno, il sacerdote venne assassinato davanti alla sua abitazione, per mano dei killer Grigoli e Spatuzza.

Il 25 maggio 2014 inaugurarono ufficialmente la casa-museo, inizialmente adibita all’alloggio delle suore Venerine. Sennonché, moltissime persone, coscienti della commovente storia del martire, volevano visitare la sua casa. Dunque iniziò la ristrutturazione e le pratiche per trasformare la casa in un museo, che tutt’oggi fa parte dei musei ufficiali ecclesiastici. Il sito è ricco di reliquie del defunto, ad esempio è presente una sua costola nella sala da pranzo. Eppure vi sono anche memorie di minor valore spirituale, come i trecento dei seimila libri da lui posseduti. Egli, a proposito, riusciva a comunicare proprio attraverso i libri e le loro citazioni. Tutta quanta la visita ha stimolato in ciascuno di noi moltissimi spunti di riflessione ma anche una particolare stima nei confronti del Beato.


 La figura di Don Pino Puglisi rappresenta un esempio straordinario di coraggio, dedizione e fede, in un contesto dominato dalla criminalità organizzata. Il suo impegno nel contrastare le influenze nefaste della mafia e nel difendere i più deboli, lo rende un eroe civile e spirituale. Don Puglisi ha dimostrato che la lotta per la giustizia può essere condotta con forza e compassione, ispirando generazioni successive a perseguire ideali di solidarietà. Il suo sacrificio continua a essere un faro di speranza contro l’oppressione e l’ingiustizia, lasciando un’impronta indelebile nella storia della lotta per il bene comune. Un messaggio importante che portiamo a casa da questo viaggio di istruzione.

 

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